Modello #43: Kishōtenketsu - scrivere storie senza conflitto

E' possibile creare delle storie che non abbiano un conflitto? La risposta è sì. In questo modello ti descrivo il Kishōtenketsu, struttura in 4 fasi utilizzata in Giappone per scrivere storie (dai romanzi, ai manga, ai film).

Modello #43: Kishōtenketsu - scrivere storie senza conflitto
Li Bai Strolling, by Liang Kai (1140–1210) - so che Kishōtenketsu

Ho parlato e parlerò di strutture narrative e di copywriting. In tutte però la costante è che c'è sempre un conflitto da risolvere da qualche parte. Questa tipologia di racconto deriva dal monomito / il viaggio dell'eroe, codificato da Joseph Campbell nel seminale l'eroe dai mille volti.

Ma chi come me è cresciuto con i cartoni giapponesi e adora Miyazaki ( a cui abbiamo dedicato un Modello) è chiaro che quella non è l'unica via.

Vi presento il Kishōtenketsu, la struttura di una storia in 4 fasi.

l Kishōtenketsu è una struttura narrativa di origine cinese che viene spesso utilizzata nella letteratura e nella narrativa giapponese . In Cina, questa tecnica è chiamata qǐchéngzhuǎnhé (起承轉合). È stata utilizzata nella poesia cinese in stili di composizione a quattro versi, come il Qijue. Si ipotizza che il qǐchéngzhuǎnhé abbia avuto origine con Li Bai durante la dinastia Tang (adesso sai anche perchè utilizzo un'immagine cinese con un termine giapponese.)

Elementi del Kishōtenketsu

Si basa su quattro elementi principali:

  • Ki (introduzione),
  • Shō (sviluppo),
  • Ten (svolta)
  • Ketsu (conclusione).

Il Kishōtenketsu è adottato in molti tipi di narrazione, come i racconti, i romanzi e i film... e ovviamente nei manga brevi (gli Yonkoma).

Vediamo nel dettaglio:

L'introduzione (起, ki) pone le basi della storia e presenta i personaggi

Il primo atto è abbastanza intuitivo. È il momento in cui veniamo introdotti alla storia e facciamo la conoscenza dei personaggi e del mondo in cui vivono.

Lo sviluppo (承, shō), che elabora la trama

Anche il secondo atto non richiede molte spiegazioni. È qui che conosciamo meglio i personaggi. Scopriamo le loro relazioni reciproche e il loro ruolo nel mondo. Questo è il momento in cui sviluppiamo un legame emotivo con loro.

La "svolta" (転, ten), il culmine dove si presenta una circostanza inaspettata che porta il lettore a rifare le proprie considerazioni;

Il terzo atto, invece, è quello del colpo di scena, ed è qui che le cose si fanno un po' più complicate. Questo atto è definito come "complicazione" e, sebbene tecnicamente non sia del tutto corretto, trovo che sia un nome più appropriato.

Può avvenire un colpo di scena / conflitto ma non è obbligatorio. Si tratta spesso di qualcosa di inaspettato e, di solito, scollegato da quanto accaduto nei primi due atti.

La "conclusione" (結句, ketsu), che segna il compimento degli eventi.

l quarto atto riguarda l’impatto del terzo atto sui primi due. Per questo mi piace la definizione "riconciliazione". Il terzo atto influenzerà la situazione presentata nei primi due atti e, nel quarto atto, lo stato del mondo descritto all’inizio viene riconciliato con gli eventi del terzo atto.

Nessun conflitto?

Ho accennato in precedenza che il Kishōtenketsu è una struttura narrativa senza conflitto. Questo non significa che nelle storie raccontate con questo schema non possa esserci conflitto, ma semplicemente che non è un elemento integrato nella struttura di base.

Confrontiamolo con la struttura in tre atti:

  • Nel primo atto, viene introdotto un conflitto.
  • Nel secondo atto, il conflitto si intensifica,
  • nel terzo atto viene risolto.

Come possiamo vedere, il conflitto è una parte integrante di questa struttura.

Questo non avviene nel Kishōtenketsu. In nessuno dei quattro atti è richiesto un conflitto: così è anche per il terzo atto. La complicazione non deve necessariamente essere qualcosa contro cui il personaggio deve lottare, anche se potrebbe esserlo.

Vediamola in formato grafico

le deliziose immagini sono prese da Still Eating Oranges

Kishōtenketsu Il viaggio dell'eroe

Perché mi piace

Il Kishōtenketsu è spesso utilizzato come struttura narrativa perché offre un modo efficace per raccontare storie che fluiscono, si chiudono e trovano conclusione senza gridare.

Se prendi carta e penna è incredibilmente divertente creare delle storie con questa struttura. La chiusura finale in cui è molto rilassante da un senso di completezza incredibile.

Dove devo ancora migliorare:

Devo ammettere che non sono riuscito ancora ad applicare la struttura del Kishōtenketsu alle landing page, ma sto facendo passi avanti nello storytelling aziendale, notando che ci sono varie pubblicità con strutture simili.